Le Nuove Tecnologie, da oltre 20 anni insegnate nelle Accademie e nelle Università, stanno mutando il modo di produrre e fruire l’arte.
Da 12 anni lavoriamo con un’attenzione particolare a quelle che consideriamo le arti del XXI secolo: quelle interattive che affondano le radici nelle arti precedenti, pittura, musica, cinema, animazione, ma si differenziano per l’apporto di un nuovo sistema artistico come quello dei videogiochi: le Game Art, che per primi abbiamo portato anche alla Biennale di Venezia nel 2011.
In questo lungo anno di arresto per le realtà museali ed espositive (con un danno economico forte e soprattutto l’incertezza di quando mettersi al lavoro per riaprire e offrire al pubblico quanto soppresso e rimandato) abbiamo fortunatamente potuto assistere a una mobilitazione verso il ‘virtuale’ che è altrettanto reale ma si sposta dalla fruizione di persona a quella interagita con strumenti tecnologici.
Dal 2008 col progetto Game Art Gallery_Neoludica ci preoccupiamo di esporre le opere di game art create da artisti contemporanei dei videogame. Soprattutto desideriamo farli conoscere, come nomi e attività con pubblicazioni, workshop e lab. La Neoludica (neologismo italiano neutro plurale) è l’arte del XXI secolo creata da migliaia di giovani artisti per milioni di fruitori inconsapevoli di arte: i videogiocatori. L’Arte è in gioco!! è il nostro slogan. Farne cultura ad alto livello significa mixare la meraviglia con la progettualità.
Avere tutta l’arte nel contemporaneo significa per noi collegare la storia dell’arte e dei nostri beni culturali alle nuove pratiche artistiche, che cambiano le estetiche contemporanee e modificano anche la divulgazione delle arti, dal cinema al videogame, dalle visite ai musei all’interazione del pubblico in remoto. Siamo fruitori di un’arte diversa che dobbiamo ancora imparare a riconoscere.
Per questo pensiamo che molte delle visite ‘virtuali’ apparse sul web i mesi scorsi non siano state tutte esperienze vere e proprie, ma utilizzo di supporti fotografici e video in alternativa al potersi recare al museo. Con un plauso anche a queste soluzioni, assolutamente, in un momento in cui è importante far percepire la necessità delle arti nella nostra vita.
Trovo significativo però che ci siano stati commenti articolati come per l’iniziativa delle visite in linguaggio LIS, così come ci sono piaciuti, un anno fa, esperimenti di engagement come quello del Getty Museum che ha invitato il suo pubblico a riprodurre quadri famosi in casa, solleticando memoria culturale e creatività e nel frattempo possiamo trovare in Italia app interessanti come la app Pianetti per la Pinacoteca di Jesi. La Pinacoteca di Brera sta andando in questa direzione già pensando al 2022.
Riteniamo che questo sia un passaggio importante per le realtà che custodiscono e promuovono l’arte, al di là del momento critico che stiamo ancora vivendo, perché un approccio corretto a queste tecnologie permetterà a ogni collezione, museo, galleria, parco, di mantenere aperte le porte anche quando saranno chiuse, 24 ore su 24.
Dopo un anno però qualcosa deve cambiare, non possiamo più aspettare. E abbiamo pensato di produrre delle vere esperienze di visita virtuale che è possibile scaricare nella pagina di E.V.A.: Exhibit Virtual Art, due mostre la cui ambientazione è stata creata ex novo e la visita al Centro dell’Incisione di Milano con ricreazione degli ambienti. Da qui siamo partiti per offrire ai Musei la possibilità di farsi trovare virtualmente offrendo un’esperienza ai propri visitatori consona alla visita che farebbero negli spazi fisici. Con il sostegno di Banca Generali Private abbiamo avviato a novembre il Design Sprint per il Museo Castiglioni di Varese il cui sogno è quello di avere una sede più grande e intanto presentarsi coi suoi gioielli in digitale con la costruzione di un Museo delle Esplorazioni. Dopo un fitto lavoro di équipe siamo arrivati alla Proposta di Valore. Ma questa sarà la prossima storia… Continuate a leggerci.
Debora Ferrari