di Gabriele Pinosa – GO-SPA CONSULTING SRL
Mayer Amschel Rothschild, banchiere tedesco vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo disse: “Permettetemi di emettere e controllare la moneta di una nazione e non mi importa di chi fa le sue leggi”. E’ una frase che meglio di tante spiegazioni teoriche dà l’idea della rilevanza del signoraggio. Termine proveniente dal latino medioevale (senioraticum) il cui significato letterale è l’aggio, cioè il guadagno, del signore nell’emettere la moneta. Perché chi ha il potere di emettere la moneta, gode di un profitto enorme. Che cos’è la moneta? E’ un bene, unanimemente accettato, utile per il pagamento di beni e servizi. La moneta è quindi il bene di riferimento, in termini di valore, per l’intero interscambio commerciale. Fin dall’antichità, l’introduzione della moneta ha facilitato lo sviluppo dei commerci, costituendo la pietra fondante del sistema finanziario. Spesso si tende a confondere tali due elementi: economia reale e sistema finanziario. Si tratta invece di due mondi distinti, ma il cui collegamento risulta strettissimo ed imprescindibile nei sistemi moderni. E il ponte di collegamento tra di essi è proprio la moneta.
Da ciò si deduce facilmente che lungo il corso dei secoli il potere della moneta è stato inevitabilmente collegato al potere militare di un re, un impero, uno stato. E che tanto maggiore era tale potere, tanto più rilevante era il valore del signoraggio relativo. E si capisce anche perché il sogno di un’unica moneta mondiale non ha mai visto la luce: se il signoraggio è un elemento cruciale (se non il più rilevante!) di potere, vi è sempre stata competizione tra le varie monete mondiali, rappresentative del potere delle rispettive nazioni. Naturalmente il Paese più forte ha tutto l’interesse di imporre la propria moneta sulle altre, godendo quindi di un vantaggio competitivo.
Per capire, facciamo l’esempio dei giorni nostri. A partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti d’America hanno imposto il signoraggio globale del dollaro americano. In che modo? A Bretton Woods, nel 1944 fu introdotto il Gold Exchange Standard: un accordo tale per cui vi era un rapporto fisso tra l’oro e il dollaro (1 oncia= 35 dollari). In questo modo, per l’acquisto dell’oro si rendeva necessario possedere dollari, e lo stesso per l’acquisto di tutte le altre materie prime, come petrolio, carbone, grano, ecc. Di fatto, si è trattato di un “privilegio esorbitante”, come l’aveva definito negli anni ’60 Giscard d’Estaing allora ministro delle Finanze francese. Che fino a cinquant’anni fa ha rappresentato però anche un vincolo per Washington: il fatto di non potere emettere una quantità di dollari superiore al relativo oro detenuto presso i forzieri nazionali (quelli di Fort Knox, in Kentucky). Il 15 agosto 1971 infatti l’allora presidente americano Richard Nixon sganciò l’ancoraggio dollaro-oro, pur preservando il signoraggio globale del dollaro, rendendo pertanto il suo privilegio ancora più esorbitante (!)
Da quel momento infatti è stato possibile creare una quantità illimitata di dollari (così come di tutte le altre monete) senza un ancoraggio ad alcun bene fisico, né un riferimento vincolante al reddito nazionale. Si tratta della cosiddetta era della “fiat moneta”, cioè della moneta creata con la sola parola (dal latino “fiat”, cioè “sia”). In che modo questo tuffo nella storia monetaria ci riporta all’attualità? Semplice: perché in queste settimane si stanno scrivendo nuove pagine proprio di tale vicenda. Il conflitto in Ucraina ha comportato l’applicazione di sanzioni economiche e finanziarie a Mosca da parte di Stati Uniti, insieme agli altri Paesi del G7. Tali sanzioni sono state applicate principalmente in due modi: il congelamento degli asset detenuti dalla Banca centrale russa presso tali Paesi e l’esclusione di una larga parte delle istituzioni bancarie russe dal sistema di pagamenti internazionale, noto con l’acronimo SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication). E’ stato chiaro fin da subito che l’efficacia, peraltro significativa, di tali sanzioni è risultata strettamente legata al signoraggio globale del dollaro americano. In sua assenza infatti, la Russia non avrebbe dovuto accumulare riserve in divisa estera (per lo più dollari ed euro) presso i Paesi del G7, né il suo sistema di pagamenti si sarebbe reso dipendente dallo SWIFT.
Ma è stata proprio l’efficacia di tali misure ad accendere un riflettore sulla chiave del loro successo, rendendole prospetticamente più fragili. Perché? Numerosi Paesi non hanno applicato alcuna sanzione a Mosca, tra i quali Cina, India, Turchia, Pakistan, Indonesia, Brasile, Nigeria, Iran. Alcuni di essi (oltre alla stessa Russia, anche la Cina) hanno già in essere da tempo un sistema di regolamento dei pagamenti internazionali alternativo allo SWIFT. Oltre a ciò, essi stanno proponendo (tra di loro) la definizione di accordi per effettuare l’interscambio commerciale in moneta diversa dal dollaro. Tutto ciò al fine di evitare di poter essere un domani assoggettati a sanzioni simili a quelle che stanno colpendo Mosca. La Russia ha inoltre chiesto all’Europa, da essa strettamente dipendente per le forniture di gas, che il suo pagamento venga effettuato in rubli, definendo nel contempo un ancoraggio del rublo nei confronti dell’oro (5000 rubli per 1 grammo, cioè circa 140000 rubli per oncia). E’ un passaggio epocale, perché si tratta del primo ritorno volontario di un Paese al Gold Exchange Standard (ante 15 agosto 1971). ciò apre uno scontro di signoraggio a livello globale dalle proporzioni mai viste dal 1944. Se infatti il dollaro perdesse l “esorbitante privilegio”, esso perderebbe la maggior parte del suo potere, facendo venir meno il suo signoraggio globale. In questa direzione vanno anche le trattative in corso tra Cina ed Arabia Saudita, principale esportatore di petrolio del mondo, per il pagamento dell’oro nero in yuan cinesi. Il sistema monetario globale è quindi uscito da una fase statica, che durava da almeno cinquant’anni, ed è entrato in una fase dinamica. Nessuno può pronosticare come esso sarà tra qualche anno o tra un decennio, ma certamente la disruption in atto ha aperto un altro conflitto rispetto a quello bellico, che si combatte nel sistema economico e finanziario. Si tratta di un uno scontro destinato probabilmente a durare a lungo, ma che non potrà che sancire la fine del signoraggio globale del dollaro americano.